Giovani architetti europei a confronto
Si è svolto il 17 ottobre presso la Casa dell’Architettura a Roma il primo di una serie di convegni organizzato dalla Consulta Giovanile degli Architetti di Roma, basato sul confronto tra giovani architetti europei (in questa occasione italiani e spagnoli) per discutere sui diversi modi di vivere l’architettura nei singoli paesi europei.
Il convegno, presieduto da Amedeo Schiattarella ( Presidente della Casa dell’Architettura), e con la partecipazione di sei giovani studi di architettura, tre italiani: Laq Architettura, Studio NA3, KK architettiassocciati; e tre spagnoli: Yic arquitectos, Estudio barozziveiga, Jekiff arquitectos.
Ogni rappresentante dei singoli studi ha presentato diversi progetti che per la maggior parte dei casi provengono da concorsi pubblici e solo raramente su commissione privata; molti altri sono esposizioni museali o di eventi.
Le questioni emerse da questo confronto hanno messo in evidenza il disagio dei giovani architetti (soprattutto italiani) che incontrano con la pubblica amministrazione, la quale spesso ostacola l’architettura contemporanea. I tempi che trascorrono tra la vincita di un concorso e la sua realizzazione; e addirittura di come sia vergognoso il fatto che i vincitori dei concorsi spesso non possono seguire la fase di realizzazione dell’opera. Un altro disagio che spesso i giovani architetti incontrano nella partecipazione ai concorsi è la scarsità di possibilità di vincita, poiché in competizione ci sono anche i grandi studi di architetti “famosi” che con molta facilità ne escono vincitori.
Ma il disagio più grande è quello di vivere la propria professione senza avere una propria identità che li distingua e li renda delle figure professionali importanti per la società, non si capisce più qual’ è il ruolo dell’architetto perché ormai altre figure professionali quali i geometri, gli ingegneri, i periti possono fare architettura, si è persa la distinzione tra edilizia e progettazione architettonica.
Altro problema è dovuto ad uno scarso investimento da parte dello Stato italiano sulla realizzazione di opere pubbliche; le uniche realizzate sono poche, realizzate in tempi molto lunghi e a molta distanza l’uno dall’altro, basti pensare che in altre capitali europee i tempi di realizzazione sono molto più rapidi.
Problema di un paese “ingessato” poiché pieno di storia e quindi spesso ostacolato dalla forte presenza di archeologia e di beni storici-architettonici.
Ultimo problema, e per questo non meno importante, è l’incapacità da parte dell’università italiana di assumere cambi generazionali.
Qual è stata la contro risposta da parte degli architetti spagnoli?
Negli ultimi dieci anni la Spagna ha vissuto un boom architettonico non indifferente e per questo temono di arrivare ad un livello di saturazione tale da doversi poi ritrovare nella nostra stessa situazione. Però loro hanno una visione diversa e più ampia di architettura data dalla collettività della società, la quale non rimane estranea ma si rende partecipe ed interessata all’architettura del loro paese.
Per quanto riguarda il discorso sulla pubblica amministrazione la loro è più flessibile, ossia, non interferisce sulle opere ma richiede un’ alta qualità del progetto in tempi molto brevi. Con la committenza privata tendono a rendere il cliente pienamente coinvolto nel progetto in modo tale da sentirselo loro e non solo del progettista.La figura professionale dell’architetto è vista come colui che deve saper fare bene il proprio lavoro e quindi l’architetto ha ciò che si merita.
Anche se per gli spagnoli i migliori architetti sono considerati quelli italiani!
Nessun commento:
Posta un commento