2. PITTURA E MUSICA
L’astrattismo spinge fino in fondo la tesi: se l’arte non è rappresentazione del mondo esteriore, ma solo estrinsecazione di quello intimo (sia pure originato dal continuo impatto con ciò che ci circonda), si deve avere il coraggio di andare oltre ciò che è già stato fatto (dall’impressionismo, ad esempio) e non limitarsi a proiettare la nostra vita interiore negli oggetti reali dipinti; ma abolire completamente questi ultimi, visualizzando con forme, linee e colori il complesso dei sentimenti che si agitano dentro ciascuno di noi, agendo psicologicamente sull’inconscio dello spettatore attraverso il suo occhio, così come il musicista agisce sull’inconscio dell’ascoltatore attraverso il suo udito mediante il rapporto reciproco delle note.
Il pittore deve svincolarsi dalle riproduzioni di una tematica oggettiva esteriore per comunicare unicamente il proprio “io”, accostandosi con ciò alla situazione del musicista.
Questi, infatti, non vincolati da banali imitazioni naturalistiche, manipola liberamente i suoni.
L’Astrattismo fa un discorso analogo a quello della musica, basandosi su relazioni reciproche di colori, di luci, di linee, di spazi, di volumi.
L’analogia fra pittura e musica è spontanea, ossia esiste una totale parentela tra musica e immagine che si giunge perfino a scambiarsi reciprocamente i termini: si parla in musica di suoni “chiari” o “scuri” e, viceversa, si parla nelle arti visive di “tonalità”, di colori “squillanti”, “cantanti” e così via. Anche in Knadinskij si trova nella specificità dei linguaggi e delle forme musicali gli stimoli per una rielaborazione del tutto originale della forma pittorica e dei rispettivi linguaggi espressivi. Pur non occupandosi in maniera esclusiva di musica, Kandinskij se ne serve come modello.
L’interesse per la musica è dunque un fatto significativo nella pratica artistica e teorica di Kandinskij; si pensi all’uso dei termini tratti dal mondo musicale per titolare molti dei suoi quadri astratti: impressioni, improvvisazioni, composizioni; oppure alla distinzione tra strutture figurative melodiche e sinfoniche. La stessa percezione della realtà è di ordine pittorico-musicale: le sue impressioni visive si tramutano in eventi.
In quell’occasione la visione del pittore si traduce in un’esperienza psichica di ordine musicale – uditivo, in una vera e propria “sinfonia” di colori.
Esso non deve essere tuttavia inteso come relazione diretta tra le due discipline nel senso di una traduzione di fatti musicali in specifiche opere pittoriche o viceversa. E’ chiaro che per Kandinskij e per Schönberg non si tratta di musicare la pittura o di dipingere la musica (esempio di sinestesia).
Ma può anche accadere il processo inverso ovvero la traduzione percettiva di fatti musicali in elemneti pittorici (linee, colori). Kandinskij nello scritto autobiografico “Sguardo al passato” descrive come il linguaggio musicale offre al pittore un vocabolario efficace per esprimere le proprie impressioni visive: “Mosca si fonde in questo sole in una macchia che mette in vibrazione il nostro intimo, l’anima intera come una tuba impazzita. No, non è questa l’uniformità in rosso l’opera più bella! Essa è soltanto l’accordo finale della sinfonia che avvia intensamente ogni colore, che fa suonare Mosca come il fortissimo di un’orchestra gigante”.
Mosca 1, 1916; Mosca, Galleria Tret’jakov
Kandinskij si muove sempre all’interno della pittura, non si può perciò sostenere una diretta influenza della musica nel linguaggio dell’astrattismo kandinskiano: in nessun caso l’analisi dei suoni viene proposta come punto di partenza metodico della teoria delle forme e dei colori.
Agli inizi del ‘900 il problema viene affrontato direttamente non soltanto da parte dei pittori ma anche dai musicisti come: Arnold Schönberg, il creatore di una delle più importanti tecniche compositive moderne, la dodecafonia, in Schönberg, che oltre ad essere musicista è anche pittore, inventa la Klangfarbenmelodie (“melodia costituita dal colore dei suoni), una melodia in cui, alla tradizionale successione di timbri sonori in rapporto reciproco.
L’arte è astratta. Anche la pittura dovrà essere astratta, come la musica; o come l’architettura; perché anche l’architettura, malgrado la funzione cui è destinata è una libera composizione di volumi e di spazi senza nessun obbligo imitativo. Così la pittura dovrà essere solo se stessa, ne copia di qualcosa di estraneo, pittura pura.
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