mercoledì 15 ottobre 2008

5. KANDINSKIJ E LO SPAZIO – PSICHICO

Per Kandinskij la quarta dimensione può coincidere con uno spazio psichico è la nozione di profondità che il pittore vuole introdurre in pittura. Il quadro deve essere come uno spazio psichico e soglia di un incontro tra la propria impressione interiore e quella dell’osservatore: “Per parecchi anni lottai con tutte le forze per trovare il modo, la tecnica per attrarre lo spettatore dentro il quadro stesso, perché vi si mescolasse e ne diventasse parte”.
Il pittore ha la capacità di trasformare le proprie impressioni percettive eventi psichici particolari: dalle percezioni della realtà si passa immediatamente ad una risonanza psichica (esterno-interno) che mette in moto le corde dell’anima e le spinge all’espressione artistica ( interno-esterno). Tale esperienza interiore porta Kandinskij alla presa di coscienza del contenuto spirituale dell’arte e dei suoi mezzi espressivi: in particolare la doppia naturale MATERIALE (e dunque accessibile ai nostri sensi), e SPIRITUALE degli eventi pittorici lo conduce alla scoperta dell’astrattismo inteso come esibizione dei contenuti spirituali degli elementi compositivi (forma-colore). Anche la percezione dei colori nella tavolozza diventa una vera e propria esperienza spirituale: “Il colore è il tasto, l’occhio è il martelletto, l’anima è il pianoforte delle molte corde. L’artista è la mano che toccato questo o quel tasto, mette opportunamente in vibrazione l’anima umana”, scrive nello “Spirituale nell’arte”. L’atteggiamento esperienziale da cui partire per intraprendere il viaggio creativo è dunque la capacità di sapersi predisporre all’ascolto del fenomeno. La convinzione di una comunicazione a livello spirituale di tutti gli aspetti della realtà porta il pittore a mette in atto un atteggiamento percettivo capace di cogliere, al di là della distinzione fenomenica, un nucleo espressivo comune a tutte le cose questo significa arrivare alla definizione di una forma pittorica che non si fermi alla rappresentazione della scorza esteriore dei fenomeni, alla loro superficie visibile, ma che sia capace di portarne a esibizioni i contenuti espressivi: non è più l’oggetto in se ad attrarre l’attenzione percettiva del pittore, bensì la sua risonanza interiore (la legge della vita spirituale), in grado di entrare direttamente in comunicazione con la sensibilità creatrice dell’artista. L’importanza della percezione consiste nel fatto di portare Kandinskij alla consapevolezza di una nuova possibilità figurativa una forma d’arte che non faccia più riferimento alla rappresentazione dell’oggetto.

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