giovedì 16 ottobre 2008

4.ARTE ELETTRONICA. MUSICA ELETTRONICA

A partire dagli anni Cinquanta si sviluppa l’esperienza della musica elettronica, che offre al compositore l’enorme disponibilità di frequenze, microintervalli, timbri e impasti sonori nuovi producibili con la moderna tecnologia elettroacustica.
La musica elettronica si avvale soltanto di suoni generati direttamente dalle apparecchiature elettroacustiche, nelle quali le vibrazioni elettriche divengono vibrazioni sonore. I suoni che ne derivano sono nuovi e sintetici.
Il linguaggio musicale subisce delle trasformazioni nel sistema tradizionale di notazione attraverso l’elemento “tempo” e “ritmo”.
Si passa all’abolizione di tali concetti, si hanno pertanto partiture di tempo “libere”, nelle quali le stanghette di battuta sono abolite e la durata viene calcolata solo per l’intero arco della composizione.
Ulteriori sviluppi hanno condotto ad una identificazione del tempo graficamente espresso: nel qual caso i valori di durata sono indicati dalla distanza che materialmente intercorre fra le note e non più con i segni convenzionali.
Esponente di questa tendenza musicale è il singolare compositore statunitense John Cage che intorno agli anni Quaranta definì la sua poetica, caratterizzata principalmente da casualità e non intenzionalità dell’intervento artistico.
Attraverso l’abolizione dei canoni musicali John Cage (1952) approda alla massima astrazione musicale (ispirato dai quadri bianchi di Rauschenberg). La sua opera celeberrima è 4’33’’ dove si richiede agli esecutori di preparare tutto l’occorrente per far musica, ma poi di tacere per 4’33’’ affinché il pubblico possa ascoltare i rumori della sala da concerto. La musica quindi diviene un incidente di percorso che scaturisce dal contatto vivo casuale con oggetti quotidiani, immessi in un presente sempre mutevole.
Il brano è stato eseguito per la prima volta da David Tudor a Woodstock nel 1952. egli segnò l’inizio e la fine di ogni movimento aprendo e chiudendo il coperchio della tastiera (la parola “tacet” è usata nelle parti orchestrali per indicare che per un certo numero di battute lo strumento non deve suonare). Il primo movimento durò 33’’, il secondo 2’40’’ e il terzo 1’20’’.

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